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Muffins alla Ricotta (senza uova e senza burro)

Eccomi ancora con una ricetta che è eggs free 😀 ma stavolta oso di più: anche senza burro.


Sono già presenti sul blog questi muffins ma voglio dedicargli un post, tutto per loro.
E poi ho trovato questo bel secchiellino rosa fashion nel brico della mia amica, come non mostrarlo?


Ricetta che gira per casa da tantissimi anni ormai, un successo sempre, e poi sono morbidi morbidi e durano (???) a lungo, nel senso che si conservano bene per una settimana abbondante (non andate oltre perché c’è la ricotta che comunque li lascia umidini e potrebbero ammuffire)… se solo durassero!


Ricetta anche versatile, con le stesse dosi e procedimento potete ottenere un bel ciambellone 😉

Muffins alla Ricotta
(senza uova e senza burro)

300 gr di farina,

300 gr di zucchero,
300 gr di ricotta,
mezzo bicchiere (di plastica) di olio di semi,

1 bustina di lievito,
1 limone grattugiato,
gocce di cioccolato o uvetta.

Lavorare a lungo la ricotta con lo zucchero e l’olio di semi (almeno 15-20 minuti) fino a che non sia bella liscia e cremosa e poi la buccia grattugiata del limone.
Abbassate la velocità delle fruste elettriche al minimo e aggiungete la farina setacciata col lievito in una sola volta, lavorate l’impasto pochissimo giusto il tempo che la farina venga assorbita (proprio come per il resto dei muffins).




Lasciate riposare il composto così ottenuto per una decina di minuti circa.
Riempite dei pirottini di carta per 3/4 e infornate in forno caldo a 180°C per non meno di 20/30 min.
Trascorso questo tempo i muffins dovrebbero aver assunto un bel colore dorato, spegnete il forno, aprite lo sportello e lasciateli ancora dentro per 5 min.
Sfornate e lasciate raffreddare p
rima di servire.





Si conservano in scatole di latta.
Con questa dose ne vengono fuori 12.


Ricerche frequenti:

I sedani alla puttanesca con il tonno e due nuove collaborazioni

 

Come è vero che certi piatti ricordano il passato!!!!

La pasta alla puttanesca era uno dei miei piatti preferiti quando studiavo a Palermo.

Semplice,veloce e saporita.

Continuai a farla anche da sposata ma poi l’abbandonai per provare piatti nuovi,per altri esperimenti culinari.

Ogni tanto,però,la ripropongo e continua sempre a piacermi.

Da Wikipedia

Sul singolare nome esistono varie possibili interpretazioni. Arthur Schwartz riporta quanto segue circa questo piatto:

« … Per quanto riguarda la sua origine etimologica, (il termine puttanesca) è stato oggetto degli sforzi di immaginazione di molti studiosi, che hanno tentato in ogni modo di trovare la soluzione all’enigma. Alcuni dicono che il nome di questa ricetta derivò, all’inizio del secolo, dal proprietario di una casa di appuntamenti nei Quartieri Spagnoli, che era solito rifocillare i propri ospiti con questo piatto, sfruttandone la rapidità e facilità di preparazione. Altri fanno riferimento agli indumenti intimi delle ragazze della casa che, per attirare e allettare l’occhio del cliente, indossavano probabilmente biancheria di ogni tipo, di colori vistosi e ricca di promettenti trasparenze. I tanti colori di questo abbigliamento si ritroverebbero nell’omonima salsa: il verde del prezzemolo, il rosso dei pomodori, il viola scuro delle olive, il grigio-verde dei capperi, la tinta granato dei peperoncini. Altri sostengono che l’origine del nome sia da attribuire alla fantasia di una ragazza di vita Yvette la Francese , che si ispirò alle proprie origini provenzali. Yvette, probabilmente, non era dotata solo di fantasia, ma anche di senso dell’umorismo e di un’ironia alquanto caustica, che forse sfruttò per celebrare, attraverso il nome di questo piatto, la professione più antica del mondo. … »

 

Annarita Cuomo riporta una versione ancora diversa:

« …Fu infatti l’architetto Sandro Petti, ai fornelli del suo Rancio Fellone, una sera di normale routine culinaria, di un’estate qualunque dell’inizio degli anni ’50, a inventare il “Sugo alla Puttanesca”, utilizzando quei prodotti freschi dei nostri orti, che tutti hanno normalmente in dispensa. È lo stesso architetto Sandro Petti a raccontarcelo: “Quella sera di tanti anni fa, era molto tardi, ai tavoli del locale sedettero un gruppo di amici veramente affamati… io avevo finito tutto, e li avvisai: “Mi dispiace non ho più nulla in cucina, non posso preparavi niente”. Ma loro insistettero e mi esortarono dicendo: “Ma dai Sandro, è tardi ed abbiamo fame, dove vuoi che andiamo… facci una puttanata qualsiasi”. La “puttanata qualsiasi” che l’eclettico Sandro Petti (che in cucina è un autentico mago) portò in tavola di lì a poco, era proprio un fumante piatto di “Spaghetti alla Puttanesca” (solo che ancora non erano stati battezzati tali)… una pietanza che, da quella famosa sera, divenne un must della tradizione culinaria dei ristoranti non solo ischitani, ma addirittura di tutto il mondo…. »

 

Ingredienti:

320 g di sedani rigati Valdigrano

450 g di pomodori freschi rossi e carnosi

80 g di olive nere greche Ficacci

olio extravergine d’oliva q.b.

due spicchi di aglio rosso di Nubia

un pezzettino di cipolla

due scatolette da 80 g l’una di tonno  Mareblu

tre filetti di acciughe sott’olio

un pugnetto di capperi di Pantelleria Bonomo e Giglio

un trito di prezzemolo

sale q.b.

peperoncino verde di Siloe Terra In Cielo

 

In una capiente padella rosolare,in olio,l’aglio e la cipollina tritati.

Aggiungere le acciughe fatte sciogliere tenendo la padella lontana dal fuoco e schiacciandole con una forchetta. Subito dopo unire il pomodoro precedentemente lavato,spellato e fatto a pezzettini,un pizzico di sale,il peperoncino,i capperi e le olive nere tagliate a pezzi.

Cuocere dolcemente ed in ultimo unire il tonno ed un fine trito di prezzemolo.

Cuocere la pasta e mantecarla in padella con il gustoso sughetto.

P.S. : una variante può essere l’aggiunta di pangrattato che va dorato in un padellino con un filo d’olio e poi spolverato sulla pasta.

 

 

 

 

 

 

 

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Ricerche frequenti:

Gelato all’albicocca cremoso per MTC e senza gelatiera

Ecco questo mese come ho visto la proposta di Mapi, per Mtc di luglio mi sono detta che non avrei potuto partecipare per mancanza di tempo e soprattutto perché la digitale è in Irlanda con il piccolo per “studio” e divertimento, insomma una bella esperienza che mi sembra giusto che i ragazzi facciano, anche per confrontarsi con usanze diverse.
Però vi sembra che questi motivi mi potessero fermare ……………. nooooooo
Ho fatto tutto a regola d’arte secondo lo splendido post di Mapi, chiedo solo ai giudici clemenza per le pessime foto fatte con il cell ……………… che non rendono merito alla bontà di questo splendido gelato

Ho fatto un gelato all’albicocca, usando la ricetta di Mapi, che qui vi riporto ma andate a leggere tutto il post sul gelato è molto istruttivo
250ml latte fresco intero
250gr albicocche
100gr zucchero semolato
3 tuorli di uova grandi
15ml acqua
1 cucchiaio raso di zucchero semolato
1/2 cucchiaino estratto di vaniglia o una stecca


Preparare la crema inglese
Tagliare a metà il baccello di vaniglia e metterlo in un pentolino insieme al latte e a metà dello zucchero. Mescolare per sciogliere lo zucchero, poi mettere sul fuoco e portare fin quasi a ebollizione. Togliere la pentola dal fuoco, coprire e lasciare in infusione per almeno 15 minuti per estrarre tutto l’aroma della vaniglia.
Nel frattempo montare i tuorli con il restante zucchero finché il composto “scrive”.
Riportare il latte quasi a bollore e versarlo a filo sulle uova montate mescolando continuamente con una frusta. Versare in un polsonetto protetto da frangifiamma e fare addensare la crema inglese fino a quando non velerà il dorso di un cucchiaio e avrà raggiunto la temperatura di 85 °C.
Non superare questa temperatura o lo stadio della velatura del cucchiaio, altrimenti la crema si coagula e impazzisce. Toglierla immediatamente dal fuoco e immergere la base della pentola in una ciotola contenente acqua e ghiaccio mescolando continuamente, altrimenti si raffredda solo quella a contatto coi bordi del recipiente, mentre il resto rimane caldo. Se l’acqua si intiepidisce sostituirla con altra acqua fredda e ghiaccio per abbatterne rapidamente la temperatura.
Quando la crema sarà fredda trasferirla in un barattolo a chiusura ermetica (lasciandoci ancora dentro il baccello di vaniglia) e far riposare in frigo almeno un’ora, anche tutta la notte: il composto deve essere freddo di frigorifero prima di passare alle fasi successive della lavorazione. Prima di utilizzarla estrarre il baccello di vaniglia e aiutandosi con la lama liscia di un coltello raschiare tutti i semini e mescolarli alla crema.
Nel frattempo con le albicocche, lo zucchero, l’acqua e il succo di un limone potete preparare una composta mettendole in un pentolino e facendolo cuocere per circa 15 minuti e poi metterla a raffreddare prima di utilizzarla ……………… io stavo facendo proprio la marmellata di albicocche, quindi questo passaggio l’ho saltato prelevando direttamente un po’ di composta dal pentolone che ho frullato e messo a raffreddare e poi in frigo per un paio d’ore.
Amalgamare i due composti ormai freddi, unire l’estratto di vaniglia e procedere al condensamento manuale o meccanico.
Io ho una gelatiera ma ho voluto seguire il procedimento manuale di Mapi ed è venuto splendido, anzi lo trovo quasi più comodo.
Procedimento senza gelatiera
trasferire il composto in un contenitore basso, lungo e stretto munito di coperchio (le misure ideali sono cm 23x16x38, altrimenti suddividetelo in più contenitori piccoli, in modo che congeli uniformemente), tappare e riporre nella parte più fredda del freezer per 60-90 minuti. Trascorso questo tempo la miscela sarà ghiacciata sulla base e sui bordi, ma morbida al centro. Mescolarla molto velocemente con uno sbattitore elettrico per uniformarne la densità (volendo la si può trasferire velocemente nel robot da cucina per frullarla), poi riporla nuovamente nella vaschetta livellandola bene e rimettetela in freezer. Ripetere il procedimento per altre 2 volte a intervalli di un’ora e mezza ciascuno; dopo la terza volta trasferire il gelato nella vaschetta che lo conterrà, preferibilmente in polipropilene e riempita fino a 6 mm dal bordo; coprire il composto con un rettangolo di carta forno fatto aderire alla sua superficie (per limitare la presenza di aria umida e impedire la formazione di fastidiosi cristalli di condensa sulla superficie), tappare e rimettere in freezer per 30-60 minuti per far raggiungere al gelato raggiungere la giusta densità. Prima di servirlo, se fosse trascorso più tempo e il gelato fosse troppo solido, passarlo in frigo per 20 minuti
Servire il gelato all’albicocca con delle fettine di limone caramellate, passate in un pentolino con dello zucchero per qualche minuto e un paio di biscottini al limone

Semplicemente delizioso

Ricerche frequenti:

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