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Che fine fa il cibo avanzato di E’ sempre mezzogiorno?

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cibo avanzato a E' sempre mezzogiorno - Ricettepercucinare.com

A noi tutti piace e diverte, quando ne abbiamo occasione, incantarci di fronte alle bellissime ricette che gli chef di E’ sempre mezzogiorno realizzano in televisione tutti i giorni sotto la guida sapiente di Antonella Clerici. Una padrona di casa simpatica alla quale gli italiani sono davvero tanto affezionati. Ma vi siete mai domandati che fine faccia il cibo avanzato al termine di ciascuna puntata di E’ sempre mezzogiorno? Vediamo dunque assieme che fine fa il cibo avanzato di E’ sempre mezzogiorno. Un quesito al quale ci pare giusto rispondere, specie in un periodo storico in cui sprecare sia davvero inammissibile. 

Che fine fa il cibo avanzato a E’ sempre mezzogiorno?

Cominciamo col dire che durante la messa in onda di E’ sempre mezzogiorno non è infrequente che la stessa conduttrice e i vari chef e ospiti assaggino di qua e di là da tutti i piatti che sono preparati in diretta. D’altronde, sappiamo bene che il programma va in onda in orario di pranzo e dunque è lecito aspettarsi che tutti i partecipanti abbiano una certa fame.

La doggy bag di E’ sempre mezzogiorno: una scelta virtuosa adottata anche da altri programmi tv

Detto questo, è evidente che non tutti mangiano tutto e che ci sono sempre degli avanzi. Il cibo avanzato durante le riprese di E’ sempre mezzogiorno è incartato in apposite doggy bag e portato a casa dagli chef o dai vari partecipanti al programma. Dunque, non si butta via niente, ma tutto viene opportunamente consumato.

Una scelta che ci sembra più che lodevole dal momento che è sempre preferibile, anche in ambito domestico, non sprecare cibo, ottimizzare le risorse, fare una spesa oculata ed avere un occhio di riguardo verso chi ha meno di noi.  Anche nel corso del programma televisivo Masterchef gli avanzi di cibo rimasti al termine delle registrazioni sono raccolti in apposite doggy bag e portati a casa dai concorrenti. Ecco risposto alla domanda “che fine fa il cibo avanzato di E’ sempre mezzogiorno”?



Storia delle frittelle veneziane | Ricettepercucinare.com

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frittelle veneziane - Ricettepercucinare.com

La regione Veneto è una regione con una tradizione gastronomica straordinaria capace di scandire, a suon di sapori, i piccoli grandi appuntamenti dell’anno e del calendario. Non v’è santo o ricorrenza che non abbia una sua pietanza caratterizzante. Per quanto riguarda il Carnevale, parliamo naturalmente delle frittelle veneziane. Durante il periodo del Carnevale, in Veneto trovate le frittelle in tutti i panifici e supermercati. Le trovate semplici, le classiche veneziane, ma anche con crema o zabaione. Che gioia addentare queste piccole grandi bontà! E che ricordi d’infanzia, per chi le ha gustate più e più volte da bambino! Ma conoscete la storia delle frittelle veneziane? Ve la raccontiamo noi. 

Le frittelle veneziane, dolce nazionale della Repubblica Serenissima

Innanzitutto dovete sapere che le frittelle veneziane sono così buone che le trovate sino in Friuli e sino al confine con la Lombardia. La loro storia affonda le sue radici nella seconda metà del XIV secolo. Il primissimo documento scritto che cita la ricetta delle frittelle veneziane si trova oggi a Roma, all’interno della Biblioteca Casatanense. In dialetto le chiamiamo anche “fritoe” o fritole. La ricetta rinascimentale è invece conservata al Museo Correr di Venezia, all’interno di una serie di appunti di cucina firmati da Bartolomeo Scappi.

La corporazione dei fritoleri

Pensate che nel Seicento i fritoleri, cioè coloro che facevano le fritole, si unirono in una corporazione. Alla corporazione appartenevano una settantina di fritoleri, che potevano tramandarsi l’appartenenza ad essa di padre in figlio. Nel Settecento, poi, pensate che la frittella fu insignita del titolo di “Dolce Nazionale dello Stato Veneto”. 

Le frittelle veneziane nell’arte

Pensate che le frittelle veneziane fanno parte così fortemente della storia e della cultura del Veneto che sono presenti anche in molte opere d’arte di prestigio. Sono innumerevoli i quadri appartenenti al Seicento o al Settecento che raffigurano proprio il personaggio del venditore o della venditrice di fritole. Ai tempi era possibile acquistare le frittelle come cibo da strada: il venditore forniva la frittella infilzata in una sorta di spiedo, affinchè fosse possibile gustarla senza ungersi le dita nè scottarsi.

Le frittelle veneziane nella letteratura

Non mancano le citazioni letterarie. Lo scrittore e nobiluomo veneziano Pietro Gasparo Moro scriveva nel 1800 a proposito dei fritoleri:

Hanno sempre sul davanti un pannolino che s’assomiglia al grembial delle donne, che sembra venuto allora fuor dal bucato. Tengono in mano un vasetto bucherellato con cui gettano del continuo zucchero sulla mercie, ma con tal atteggiamento che par vogliano dire: e chi sente l’odore e il sapore di questa cosa che noi inzuccheriamo?

Analogamente, Giovanni Marangoni, li descriveva così:

Cuocitori e venditori a un tempo, impastavano la farina sopra ampi tavolati per poi friggerle con olio, grasso di maiale o burro, entro grandi padelle sostenute da tripodi. A cottura ultimata le frittelle venivano esposte su piatti variamente e riccamente decorati, di stagno o di peltro. Su altri piatti, a dimostrazione della bontà del prodotto venivano esibiti gli ingredienti usati: pinoli, uvette, cedrini.

Non possiamo infine non menzionare Carlo Goldoni, famosissimo commediografo veneziano, che menziona la frittella proprio all’interno di una sua commedia dal titolo Il Campiello, risalente al 1756. 

La frittelle veneziana nella cucina ebraica

Come sapete a Venezia c’è uno dei ghetti ebraici più antichi d’Italia. Gli ebrei gradirono particolarmente la fritola veneziana e scelsero di rivisitarla, dando vita ad una versione tutta loro che ancora oggi è protagonista della ricorrenza del Purim.

Per la ricetta delle frittelle veneziane originale, vi invitiamo a cliccare qui



Gli spaghetti alla chitarra con il cavolo cappuccio e la vincita del 1° Blog Friend Day delle cantine Rallo di Marsala.

Il condimento di questa pasta ha sapore di mamma.

Ogni tanto,quando mi trovavo a Favignana,lei lo preparava ed io mangiavo questo piatto di spaghetti sempre con gran piacere.

E’ semplice,come semplice era la sua cucina.

La ricordo intenta a lavare e poi tagliuzzare il cavolo cappuccio seduta in cucina,con quel suo odore di cibo e di borotalco,con quel suo viso identico al mio,con quelle sue mani invecchiate ma sempre belle,con quei suoi occhi verdi belli seppur spenti dall’età.

Tutto ciò che lei cucinava mi piaceva ma ormai quella cucina è “ impolverata”,non ci sono più padelle e piatti da lavare….c’è solo silenzio e tanta tristezza…..

 

 

Venerdì 12 ottobre alle ore 20.40 ha avuto termine il 1° Blog Friend Day organizzato dalle cantine Rallo di Marsala.Delle undici ricette delle food blogger partecipanti avrebbe vinto quella che avesse accumulato piu “ mi piace” sulla pagina facebook della Rallo società agricola.

Tutte le ricette dei partecipanti sono state preparate e poi da noi assaggiate con il buon vino Bianco Maggiore delle cantine Rallo.

Dopo una settimana di duro lavoro per invitare amici,conoscenti,allievi e food blogger a votare la ricetta più gradita,l’ultimo giorno è stato il più movimentato tanto che i miei polpastrelli erano talmente indolenziti da non sentire più i tasti della tastiera del computer….

C’è stato un bel testa a testa con Elena del blog “ la cucina di nonna Elena” ed il tutto si è concluso con la mia vincita avvenuta per una manciata di voti in più ( 607 contro 602).

Ho sentito dire,da più persone,che abbiamo movimentato le serate di tanti affezionati frequentatori di facebook.

Ringrazio Elena per avermi subito scritto appena saputo i risultati e ringrazio le amiche foodblogger che hanno votato la mia ricetta del polpo al pesto verde di mandorle.

Grazie.

 

Ingredienti:

mezzo cavolo cappuccio

una cipollina

olio extravergine d’oliva

150 g di pancetta coppata ( meglio se a dadini)

abbondante prezzemolo tritato

sale (poco) e pepe q.b.

brodo di dado

320 g di pasta formato spaghetti Rummo

un pugno di parmigiano grattugiato

 

Rosolare in un tegame la cipolla finemente tritata in olio extravergine d’oliva. Aggiungere poi il cavolo cappuccio a listarelle ed insaporire il tutto per qualche minuto.Unire poco brodo di dado ben caldo e continuare la cottura. Quando il brodo è quasi tutto asciugato ed il cavolo cappuccio è cotto,aggiungere la pancetta coppata a dadini (la mia era a fette è l’ho tagliuzzata con il coltello) ed abbondante prezzemolo tritato. Assaggiare e,se è il caso,aggiustare di sale mettendone qualche pizzico. Completare con una bella macinata di pepe nero e terminare la cottura.

Il condimento sarà pronto per condire gli spaghetti solo quando si presenterà ben asciutto.

A parte cuocere gli spaghetti e,dopo averli scolati,versarli dentro il tegame facendo mantecare il tutto. Un pugno di parmigiano renderà il piatto più squisito.

 

 

 

tegame a due manici collezione “ terracotta” Domo

 

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