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Ricetta del casatiello napoletano | Ricettepercucinare.com

ricetta del casatiello - Ricettepercucinare.com


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Cerchi la ricetta del casatiello napoletano? Te la diamo noi. Nulla di più semplice, facile e pur tuttavia molto molto goloso. Il casatiello napoletano è un cugino del tortano. Sono due torte rustiche tipiche della tradizione napoletana, ma differenti tra di loro. Vediamo subito la differenza e poi scopriamo la ricetta del casatiello napoletano.

Differenza tra casatiello e tortano napoletano

Casatiello e tortano napoletano risalgono a tempi piuttosto antichi. Pensate, tanti autori soprattutto della zona partenopea li hanno spesso citati nei loro scritti. Fanno parte della tradizione gastronomica di Napoli e dintorni davvero da tempo immemore! Eppure sono differenti.

Il casatiello è un pane condito con strutto o sugna, con l’aggiunta di pepe, uova intere incavate per metà dentro l’impasto e coperte da strisce di pasta a formare una croce. Nell’impasto c’è anche salame molto pecorino, motivo per cui il casatiello si chiama così (da caso, formaggio). Inoltre il pecorino è fatto con latte di pecora, il latte con cui si nutre l’agnello, che a sua volta è simbolo della Pasqua.

Anche in altre preparazioni dolci di Pasqua troviamo le uova incastonate in superficie, come per esempio nella famosa scarcella salentina, un biscottone con un uovo al centro, spesso annoverata tra i prodotti tipici pugliesi.

Il tortano invece è sempre a forma di ciambella. Simboleggia la corona di spine indossata da Gesù sulla croce. Anche qui troviamo farina, strutto, pepe, salame, ed è un prodotto lievitato, come il casatiello. Ma la differenza sta nella presenza o meno delle uova. Che nel tortano sono sì presenti, ma internamente, sode e a spicchi.

Ma veniamo alla ricetta del casatiello

Dosi per 6 persone:

  • 600 G Farina,
  • 30 G Lievito Di Birra,
  • 4 Uova Fresche,
  • 2 Cucchiai Strutto,
  • 150 grammi di pecorino
  • 120 grammi di salame a cubetti (tipo Milano)
  • Pepe Nero,
  • Sale

Preparazione del casatiello

  • Versate la farina in una boule e aggiungetevi lo strutto, il lievito diluito in poca acqua a temperatura ambiente, il sale, il pepe e lo strutto.
  • Aggiungete il pecorino e il salame
  • Impastate a lungo: dovete ottenere un impasto morbido ed elastico
  • Coprite con un canovaccio e mettete da parte per la lievitazione
  • Trascorse almeno tre ore lavorare la pasta a forma di ciambella
  • Posare la pasta in una forma unta con strutto
  • Prendere poi le uova sode e affondarle con le dita premendo leggermente sulla superficie della ciambella
  • Lasciar lievitare ancora una mezz’ora quindi infornare per 45 minuti a 180 gradi.

La ricetta del casatiello è terminata. Come vedete le uova sono in superficie, mentre nel tortano sarebbero all’interno (sempre sode!)



Olive in salamoia domande e risposte

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Olive in salamoia, vera bontà mediterranea
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Fare le olive in salamoia non è per nulla difficile. L’ingrediente principale, oltre alle olive è probabilmente la pazienza. Secondo il metodo tradizionale di preparazione, il più comune, facile e diffuso, le olive devono infatti stare a bagno per 40 giorni. Organizzatevi per tempo insomma. Solitamente la raccolta delle olive avviene a novembre dunque potrete invasare le vostre olive nere in salamoia intorno a Natale. Potreste anche assaggiarle, anche se bisognerebbe lasciarle riposare per un mese prima di gustarle il tutta la loro bontà e in tutto il loro sapore. Detto questo, rispondiamo ad alcune domande comuni sulle olive in salamoia.

Come si fanno le olive in salamoia?

Vediamo dunque come si fanno le olive in salamoia in tutta semplicità. Dovrete raccogliere le olive oppure farvele dare da qualcuno che ha gli alberi. Poi le immergerete in acqua in un secchio o bacinella. Cambierete l’acqua una volta al giorno per 40 giorni. Al termine dei 40 giorni dovrete preparare una salamoia facendo bollire 100 gr di sale per ogni litro di acqua. Quando la salamoia è fredda, invasate le olive in vasi ben sterilizzati. Se volete potete aggiungere degli aromi di vostro gusto: scorza di agrumi, mirto, pepe e quant’altro.

Non hai voglia di farle? Puoi sempre acquistarle

Online si trovano alcune aziende interessanti che producono e vendono olive in salamoia preparate secondo la ricetta della tradizione. La Terra di Puglia per esempio si occupa di vendita online di olive in salamoia ed altri prodotti tipici pugliesi da abbinare e servire assieme: friselle, sottoli, melanzane a filetti, tarallini, olio di oliva e così via. Ma torniamo a noi.

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Varietà di olive da usare per le olive all’acqua

Note anche con il nome di olive all’acqua, le olive in salamoia sono solitamente piccoline. In Puglia, per esempio, si usano le celline o le leccine, per intenderci. E’ fondamentale che non siano troppo mature però! Sceglietele di un colore marroncino per così dire “intermedio”, dunque nè troppo verdi, nè troppo nere.

Perchè si lasciano le olive in acqua così tanti giorni?

Le olive in salamoia devono rimanere in acqua per tanti giorni per perdere l’amaro. 40 giorni!  Il processo si chiama per l’appunto deamarizzazione delle olive. Accorciare i tempi significherebbe avere un prodotto finale amaro e poco gradevole al palato. Qualcuno accorcia questi tempi usando soda caustica oppure cenere, ma vi sconsigliamo di imbarcarvi in questi metodi se non vi sentite troppo a vostro agio con la ricetta. C’è anche chi usa calce in polvere o calce viva, in tal caso si chiamano olive alla calce.

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L’alternativa semplice alle olive in salamoia: le olive al sale

Se l’idea di mettere le olive in acqua per 40 giorni non vi convince, non ne avete nè la voglia nè il tempo, potete fare le olive al sale. Dovrete mettere le olive in un recipiente di coccio con abbondante sale grosso e gli aromi di vostro gusto. Il sale cuocerà e farà maturare le olive. Non dovrete far altro che togliere mano a mano l’acqua di vegetazione delle olive. In tal caso ci metteranno meno di 40 giorni: assaggiatele ogni tanto per verificare quando sono pronte!

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Cosa fare dopo i 40 giorni in acqua?

Dopo che le olive sono rimaste per 40 giorni in acqua dovete prepararvi ad invasarle. Ecco come si fa:

  • lavate e sterilizzate dei vasi nuovi (per lo meno le capsule che siano nuove)
  • preparate una salamoia facendo bollire 100 grammi di sale grosso per ogni litro d’acqua
  • quando la salamoia è pronta, fatela raffreddare
  • a questo punto potete invasare le olive
  • chiudete bene i vasi e disponete in dispensa per un mese
  • dopo un mese potete assaggiare le vostre olive in salamoia!



Quanto deve cuocere il ragu?

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Il ragu è uno di quei deliziosi piatti della tradizione che trasformano una giornata qualunque in un momento di festa. Oggi rispondiamo ad una domanda che spesso ci sottoponete, ovvero “quanto deve cuocere il ragu”. Ma non solo. Rispondiamo anche ad altre comuni domande frequenti sul ragu. Pronti? Si parte! 

Quanto deve cuocere il ragu?

Il ragu è una preparazione classica originaria della città di Bologna. Non a caso si chiama ragu bolognese. Pensate che all’estero lo chiamano direttamente “bolognese”, omettendo del tutto la parola ragù. In realtà esiste anche un’altra versione del ragù, ovvero quello alla napoletana. Per rispondere alla domanda: “quanto deve cuocere il ragù”, la risposta è: almeno due ore. Si tratta di un piatto della tradizione con tempi di cottura lunghi, dunque sarebbe impensabile preparare un ragù con una cottura breve di meno di un’ora. Ma ora che vi sveleremo la differenza tra ragu bolognese e ragu napoletano, scoprirete con noi che i tempi di cottura in alcuni casi possono dilatarsi a dismisura.

Che differenza c’è tra il ragu bolognese e il ragu napoletano?

Il ragu alla bolognese pensate che è stato brevettato! La ricetta fu depositata il 17 ottobre 1982 da una delegazione bolognese dell’Accademia della Cucina Italiana, alla Camera di Commercio di Bologna. Si prevede dunque che si usi il macinato di maiale, la pancetta di maiale, e poi naturalmente tutti gli altri ingredienti, sedano, carota, cipolla, passata di pomodoro, vino bianco, brodo, olio e burro, sale e pepe. La particolarità di questa ricetta è l’aggiunta di mezzo bicchiere di latte intero. C’è chi usa anche la panna fresca, ma non rientra nella ricetta originale.

Il ragu napoletano invece non è stato depositato da nessuna parte, ma è stato osannato dal celebre Eduardo De Filippo in una poesia intitolata proprio O rraù. Le varianti sono numerose ed ogni famiglia ha la sua ricetta “perfetta”. In generale, si tratta di uno spezzatino di carne, con gamboncello di vitello, costine di maiale, una braciolina arrotolata, salsicce, cotiche, pomodori pelati, concentrato di pomodoro, cipolle dorate, vino rosso. Pensate, abbiamo risposto alla domanda “quanto deve cuocere il ragu” dicendo che deve cuocere non meno di due ore.

Ma il ragu napoletano cuoce davvero molte ore. La sua preparazione inizia addirittura la sera prima, e poi deve essere lasciato pippare (cioè sobbollinre) per circa sei ore!

Una curiosità sul nome ragù

La parola ragù deriva dal francese ragout, che significa spezzatino di carne in umido. E’ legittimo pensare che, etimologicamente parlando, il ragu napoletano si avvicini maggiormente al concetto stesso di ragu! Tuttavia, si consideri che il francese ragout indica pezzettini di carne piuttosto piccoli, e non grandi come si usa nel caso del ragu napoletano. 

 



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